martedì 27 aprile 2010

Il capro espiatorio: una figura del nuovo millennio raccontata da Pennac (il neurone)

In merito a quanto successo ieri in stazione centrale a Milano.


Chi non si è mai sentito nella propria vita il reo senza colpe quando succede qualcosa? Quello sul quale cadevano gli occhi per primo? Quello che si prendeva i primissimi rimbrotti, senza ci fosse minima indagine sull’accaduto? Dalle mie parti, un volgare detto popolare riconosce nell’ortolano, quale sfortunato portatore della maldicenza e appunto capro espiatorio di ogni assurdo avvenimento, questo infausto ruolo.
La figura del capro è molto affascinante. E’ lo stesso Pennac a descrivercela ne “Il Paradiso degli Orchi” e negli altri libri della serie di Belleville (dal nome del quartiere dove risiede la famiglia Malaussene). Il nostro protagonista, Benjamin, il capofamiglia, è il soggetto che meglio incarna tutte le caratteristiche del capro, fino al punto di ricoprire anche “lavorativamente” tale ruolo. La sfortuna/fortuna di questo personaggio sarà il filo conduttore dell’intera serie. Alla fine della prima avventura, il personaggio sembra essersi liberato di questa infamia. Il passaggio di lavoro dai Grandi Magazzini alla Casa Editrice del Taglione, però, non coincide con la sua fortuna di essere “naturalmente” capro espiatorio.
"Lei ha un vizio raro, Malaussène: compatisce"
Benjamin ha dalla sua una famiglia sgangherata e stravagante che lo aiuterà, lo amerà e gli sarà sempre vicino, nei momenti più bui e difficili.
La fortuna del ciclo sta anche nelle figure che circondano la famiglia Malaussene e che rendono le storie ancora più avvincenti e più “strampalate”: la Regina Zabo, a capo delle Edizioni del Taglione, Stojil, Theo, Rabdomant e il cane Julius.
Ma perché fare un pezzo sul capro espiatorio, mi chiederete. Penso, personalmente, che la figura del capro espiatorio sia quanto mai attuale. Pensate ai cosiddetti “prestanome” delle aziende, agli operatori dei call-center, ai commessi dell’ufficio reclami. Il capro espiatorio è più che mai utile. E’un toccasana per noi che possiamo sfogare la nostra rabbia e il nostro nervosismo. E’ vitale per le aziende e per i loro dirigenti, che nascondono la loro inadeguatezza, facendosi scudo con i “capri espiatori”.
Quindi, quando ci arrabbiamo col commesso, quando urliamo all’operatore di call-center, ricordiamoci sempre che lui è solo un povero capro espiatorio. Mettiamoci nei loro panni: ci piacerebbe essere trattati così male per colpe che non sono le nostre? Se sì, vi consiglio di aprire un’attività di ortofrutta.

1 commento:

  1. ribadisco: sei riuscito a ricavare dal caro "zump' ù citrul'" un significato sociale-politico. chapeau. Alessia

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