martedì 20 dicembre 2011

Cose dell'altro mondo per Siderlandia n.23

A quanti è capitato di guardare ai fatti di questi giorni e di esclamare proprio questa frase? In realtà, con questo titolo, non ho voluto far altro che citare il lungometraggio di Francesco Patierno (libera­mente ispirato alla pellicola di S.Arau “A Day without a Mexican”). Per chi avesse visto il film, ca­pirebbe quanto la trama di Patierno sia attuale. Per chi, invece, se lo fosse perso, il regista ha cerca­to di fornire un quadro dell'odierna Italia, se un giorno sparissero tutti i migranti. E l'ha ambientato proprio nel Veneto, la terra “simbolo” del partito capofila degli istinti xenofobi del Belpaese, la Lega Nord. Ma andiamo con ordine; l'enorme clamore mediatico sui fenomeni razzisti si è riacceso dopo quanto è successo a Torino e Firenze. Il finto stupro, con annesso assalto al campo nomadi, e il “folle” (ho qualche dubbio a riguardo) gesto dell'uomo di mezza età associato sin da subito a Casa Pound, che subito ha preso le distanze e ha eliminato ogni traccia, seppur con grande difficoltà vista la mole di lavoro, della connivenza con quest'essere. “Noi razzisti? Naaahh!” pare sia questa la reazione di Iannone (il leader) a quanti lo tacciavano di correità, “noi aiutiamo i bambini in Kenya!”. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, perchè vicini sarebbero mazzate, conoscendo gli elementi non certo pacifici che frequentano i centri sociali di questa rete neo-fascista. Ebbene sì, sono fascisti. Seppur con politiche “alla moda” e a favore di uno Stato sociale, antimperialisti e contro la globalizzazione, questi fustacchioni dal manganello facile e con grosso seguito, soprattutto nelle periferie, si scaglia­no contro i migranti clandestini e non e contro il “lerciume” che essi rappresentano, colpevoli di in­fettare il puro sangue italico. Quindi poi tanto scevri da ogni responsabilità su quanto accaduto a To­rino o a Firenze (aldilà della palese scomoda presenza del sicario) non sono, o no? Questo accade fuori dal parlamento; ma dentro chi avvalla ed esaspera queste politiche antimigrato­rie? Chi, al grido di “Padroni a casa nostra”, ha invaso le menti di tanti poveri orfani neuronali? Chi, se non la Lega. Guidati da leader pacati e tolleranti come Borghezio e Gentilini, appoggiati da set­tentrionali puro sangue come Rosy Mauro (nata e cresciuta a San Pietro Vernotico, che tutti sanno essere in provincia di Belluno) e Angela Maraventano, dal cognome tipicamente valdostano, cerca­no di proteggere la terra promessa, la Padania (per chi avesse dubbi sull'esistenza, prego di pensare all'esistenza del formaggio Grana), dall'invasione degli “Islam”, dei “Baluba” e degli “Zingari”. Co­municativamente in formissima in questi giorni, dopo anni all'ombra e al capezzale di Berlusconi, sono il simbolo dell'uscita a destra della crisi. Ad essere sincero, ho sempre pensato che da questo momento che stiamo vivendo se ne potesse venir fuori solo in due modi, o da destra o da sinistra. La prima delle ipotesi prevedeva la svolta reazionaria, con giustizia sommaria (vedi Torino) o con caccia al diverso (come Firenze). Parafrasando i 99Posse “Perché quando il compagno Marx si por­tava ancora non male il nemico del popolo era il padrone ed il capitale, ma adesso che non va più e lo stato sociale è finito, il nemico del povero è il più povero e così all'infinito”. Lo Stato sociale è sempre di più smantellato e quello che presagivano i cantanti napoletani si sta avverando con sem­pre maggiore evidenza. L'uscita a sinistra avrebbe richiesto una ammissione del fallimento delle po­litiche capitaliste e un rilancio di un'equità reale, visto che proprio di questo il nostro Paese aveva bisogno. Macchè, molto più comodo tutelare gli interessi dei pochi e far sì che il popolo si distragga e alimenti l'odio verso chi “ci ha rubato il lavoro e i soldi”. Da un lettore moderato mi aspetterei trasalimento leggendo queste parole, perchè qui si propongono due visioni, a suo dire “estreme”, che egli considera quasi uguali. Infatti, molto più spesso, con pro­fondissimo sdegno personale, mi sento dire che gli estremismi di destra e quelli di sinistra sono la stessa cosa. Attenzione, cari miei. Quel che si vuole equiparare qui sa tanto di Giampaolo Pansa, una sorta di revisionismo storico in tempo reale. Non ci sto, e non ci voglio stare. Non è possibile dirmi che sono come un fascista, la prenderei molto male. Mi parrebbe indecente paragonarmi a chi fa della xenofobia e dell'odio verso gli altri, la propria esistenza. Seppur drogati dalla televisione, che ha dato più spazio agli avvenimenti come gli scontri durante le manifestazioni che di quanto ac­caduto a Firenze e a Torino. Lì si parla di lanzichenecchi travestiti da indignati, e qui si parla di sin­goli che, in preda a “raptus”, si fanno giustizia da soli. No, non è giusto: perchè qualcuno avrà fo­mentato questi, che voi vi ostinate a definire casi isolati? Vi vedo sdegnarvi se un “pirla” qualunque, come è Giannino, di cui non ho e non avrò mai rispetto, dopo essersi presentato a Scienze Politiche a Milano ad una iniziativa di Azione Universitaria (gli studenti di destra, che per l'occasione erano apparsi con mazze e bastoni) è stato oggetto di un lancio di uova e ortaggi, e scagliarvi contro l'intero movimento studentesco di sinistra, in particolare contro gli autonomi, quei “fannulloni”, mentre si stigmatizza col “gesto di un folle” o col silenzio mediatico, quanto invece è successo in questi giorni. Che mica il vostro “moderatismo” risente ancora un po'di pregiudizio nei confronti di chi vuole una società più equa, e invece strizza l'occhio a chi vuol fare solo un po'di “pulizia”? Davvero non so che dire, se non “cose dell'altro mondo”.

Oliver Twist all'italiana (viaggio nell'orfanotrofio degli ideali postberlusconiani) per Siderlandia n.22

Più di un mese fa, il nostro Paese era una terra di rivoluzionari, di ragionanti e di “compagni”. Tutti si interessavano alle vicende governative ed ognuno di noi inveiva contro l'allora premier, trovando in lui la causa dei mali italiani. Una truppa di neo-rivoluzionari si affacciava nella schiera dei già tanti incazzati che il governo Silvio 3 aveva creato. La rinascita di un pensiero critico nel nostro Stato aveva fatto pensare alla fine dei mali, all'inizio di una nuova era “illuminata”. Quanti facevano fuoco e fiamme contro l'uomo di Arcore, quanti si andavano a piazzare davanti alle sedi parlamentari e a Palazzo Grazioli, quanti abbiamo visto attendere, cartelli alla mano da veri rivoltosi, la fine dell'ennesimo esecutivo Berlusconi, quanti intovano cori carichi di storia politica come “Chi non salta, Berlusconi è!”? Ebbene, alla fine della fiera, dopo anni di travasi di bile, la squadra antibiscione ha vinto. Non per mano loro chiaramente, ma per mano dell'alta finanza, che ha piazzato al governo del Paese un tecnocrate dal passato non proprio cristallino come Monti. Ne si apprezzi la sobrietà, va bene. Non si può fare altrettanto, dando un'occhiata al suo primo decreto, il cosiddetto “Salva Italia”. Sicuramente qualche privilegio, ben radicato, è stato salvato, questo è fuori da ogni dubbio. Non sto qui a fare l'analisi completa del provvedimento (qualcuno saprà dare meglio di me un'impronta più seriosa all'argomento), però neanche il tempo di approvarlo, che esco di casa e la benzina è aumentata di 10 centesimi al litro. 'Tacci che velocità. Poi qualcuno dice che non esistono settori in Italia in grado di recepire subito le direttive. Comunque, manovra alla mano, mi sarei aspettato che i khmer anti-berlusconiani si aizzassero contro questo scempio, contro questo taglio sociale. Ed invece, silenzio assordante. Probabilmente ancora in cerca di un enorme vuoto da colmare, molti di loro non sembrano ancora essersi ripresi. Immagino che se fosse stato Mr.B a fare una manovra del genere, questi gendarmi sarebbero scesi in piazza, orchestra al seguito. Ma invece, no! Al grido di “responsabilitè, sacrificiè e inevitabilitè”, ecco sollevarsi da più parti, da alleati insospettabili, il richiamo all'unità. La Repubblica, per un decennio capofila dell'intolleranza contro le vessazioni governative, pare essersi di botto ammorbidita, quasi cercasse di giustificare questa macelleria. Il popolo viola, da anni movimento leader delle manifestazioni antiberlusconiane, si è dissolto, travolto da un'insana voglia di rettitudine e pace. Altri, come l'Idv, dopo primi giorni di amore montiano, sembrano volgersi al risveglio, ridestanti dopo la sbornia postcaduta del dittatore brianzolo, per essere subito ricattati con termini come “irresponsabili” o “populisti”. Santoro, forse a corto di ospiti, per meglio equilibrare la sua trasmissione Servizio Pubblico, è costretto a chiamare Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista-Fds, che si è espresso, fin da subito, contro le politiche rigoriste del nuovo esecutivo. Il Partito Democratico, a gamba tesa come è suo stile, ha detto che qualcosina, piccina, per farla pochino più equettina la manovra si potrebbe fare. Vendola, altalenante, una volta è responsabile, una volta no; non sa nemmeno lui che fare, ormai. Sempre lungimiranti i grandi leader della sinistra, non c'è che dire. Talmente avanti, da dare il monopolio dell'opposizione parlamentare, e quindi regalare valanghe di consensi, agli analfabeti adoratori del Dio Po e fondatori di nazioni inesistenti. La Cisl e la Uil (ben accompagnati dalla Cgil, questa volta) proclamano 2 ore (passate a 3 dopo ore di trattative) di sciopero generale. Lunedì, a fine turno, dicono. Ho sentito tremare il Governo e Confindustria per questa durissima presa di posizione, per questa svolta “di forza” delle confederazioni sindacali. Il vostro finto senso di responsabilità, che tanto propugnate, lo stiamo pagando caro e vi sta costando quel minimo di credibilità che vi era rimasto, truppe di ultrà anti-berlusconiani. Orfani del vostro capro, brancolate nel buio come degli Oliver Twist; vi scaldavate ed esultavate quando un Montezemolo o un Della Valle qualunque, lanciavano appelli scritti con le loro Montblanc. Ed ora, ritirata strategica, oppure, a volerla dir tutta, siete solo dei complici dei Montblanchisti? Se solo Berlusconi non rappresentasse più una minaccia, non avrei altro desiderio che vedervi finalmente tutti compatti dove meglio vi si confà. Spero che prima o poi abbiate la dignità di svelarvi davvero al vostro elettorato, o, meglio, che la gente che ancora nutre speranze in un vostro lucido ripensamento, si rompa le scatole. Belli miei, i tempi della tifoseria sembrano essere deceduti, l'anti-politica (ahimè) vi sta divorando del tutto e il sistema economico che tanto frettolosamente avete abbracciato, si sta rivelando una bella mazzata alla “Tafazzi”. Credo sia giunto il momento che diate qualche risposta concreta, senza rifugiarvi dietro parole d'ordine incolori e penso che sia giunto il momento che diciate o facciate qualcosa di sinistra, per citare Moretti, non per forza di sinistra, ma almeno di buon senso. Chiedo troppo? Mi sa di sì! Dobbiamo aspettare che nasca, politicamente, un nuovo Berlusconi? Oppure sarà meglio che finalmente si torni a studiare, nel senso gramsciano del termine (“Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”), cosicchè si possa essere più indipendenti nelle valutazioni? La risposta per me è scontata: “Statt tu!”.

giovedì 1 dicembre 2011

Fiat: come ti cavalco l’anti-politica (Siderlandia n.20)

Ma c’è un po’ puzza di anti-politica e di qualunquismo in giro? Risposta più che scontata direi, visto gli ultimi sondaggi sugli umori dell’opinione pubblica. L’odio per i politici, in generale, le affermazioni del tipo “sono tutti uguali” o “destra e sinistra sono la stessa cosa” ormai sono frasi talmente trite e ritrite che appena aggiorni la tua pagina di Facebook, già qualcuno l’ha scritto nei suoi commenti. Che questa classe dirigente faccia poco per meritarsi stima e affetto, è un altro dato di fatto. Di certo, non siamo qui a difendere l’attuale classe politica, troppa poca cosa rispetto ai nostri padri costituenti e, senza andare poi così lontano, rispetto a Berlinguer e ad Aldo Moro. Chiaro è anche, però, che non è possibile generalizzare. Non credo siano tutti bidoni; quanto meno c’è da riflettere: perchè i vari Stracquadanio, Calderoli, Renzi e Rutelli sono perennemente ospiti in tv ed altri, sicuramente molto più qualificati, appaiono sempre molto raramente, o in programmi dall’audience molto limitato che, a confronto, la trasmissione Protestantesimo (con tutto il dovuto rispetto) sembra presentata da Fiorello. E’ scontato capire il perchè…perchè fanno AUDIENCE. Questa è la parola magica della comunicazione politica in Italia, oltre al termine “personalismo”. Pensate a grandi eminenze politiche come Gramsci, Togliatti o De Gasperi alle prese con le “ospitate” nei grandi salotti della tv. “Ma non si curano”, “Sono sciatti”, “Non hanno la moglie gnocca”, “Non urlano”, una vera e propria barbarie per i mass media. Quanto la cura dell’immagine, quindi, ha influito su questo china presa dalla politica? Tanto, cari miei. E tantissimo anche sulla sinistra, se diamo un’occhiata ai nostri leaders. Sicuramente meno in termini di bellezza, ma molto più in termini di linguaggio. Da un elettore di questa area culturale ci si aspetta un’attenzione molto più focalizzata, ma venti anni di stordimento berlusconiano hanno ridotto la capacità di buona parte di noi di intendere i contenuti e l’azione politica come principali, rispetto alla forma della parola e dello slogan. “E’ la nuova politica, bello mio!” mi direbbe qualcuno di voi. Mi si prenderà come un nostalgico, come un vecchio rintronato capace di infiammarsi solo con le relazioni lunghe anni e non provare alcuna emozione davanti a luoghi comuni, prose affascinanti o slogan da reazionari. Ma, sicuramente, questa nuova politica, la politica “mediata” ha generato codesti mostri, capaci di distruggere l’amore per quest’arte (se così possiamo e vogliamo definirla). Che la gente veda sempre questi programmi con i soliti noti, che hanno, in taluni casi, coscienze poco pulite, è sintomo del malumore. Se poi si va ad aggiungere l’elenco dei privilegi che i parlamentari hanno, allora apriti cielo! Tutto è marcio in Danimarca. Ed ecco che molti tromboni italici, famosi e non, salgono su questo carro dei vincitori, vista la portata (da sempre piuttosto cospicua nella storia della Repubblica) così vasta del fenomeno. Tra i tanti furboni che, carichi di odio per questa politica, cercano di riciclarsi anche loro e darsi una bella lavata, come poter tacere davanti agli spot Fiat? Avete presente la pubblicità della Nuova Panda? Quella con Luca e Paolo, che impersonano un politico ed il suo autista? Cadendo nei cliché più banali, c’è il politico, il solito “magnaccione”, che fa il furbo con i buoni pasto della mensa scolastica, che vuole evitare il traffico e fa attivare la sirena al suo autista, che raccomanda i parenti all’università, ed altri vuoti cosmici delle menti nostrane, tutta rappresentata dai pubblicitari incaricati da Marchionne and Co.di reclamizzare il nuovo modello Fiat. Però bisognerebbe ricordare alla nota azienda torinese che, quando si è trattato di prendere gli incentivi dallo Stato dopo i paurosi buchi di bilancio accumulati, “la casta che tanto prendete in giro era piuttosto utile”. Poi la voce che, fuori campo, afferma: “No ai privilegi, si ai vantaggi con Fiat”. La prima volta non ci potevo credere; chi rifiuta i privilegi? Quelli che si sono salvati col sedere degli operai per non rinunciare a qualche zero in più in fondo alla cifra degli stipendi? Quelli che hanno proposto il contratto decentralizzato ai propri dipendenti, con notevole ricaduta dei diritti dei lavoratori, per un rilancio che non è mai avvenuto? Pensate ad un metalmeccanico di Termini Imerese che vede questo spot…come l’avrà presa? Non è che siano proprio gli industriali alla Marchionne, alla Della Valle e alla Montezemolo a voler trarre il vantaggio più grande da questa crisi di consenso della politica mediata? Non è che, cavalcando l’istinto più basso e becero del medio cittadino italiano, siano loro a voler prendere, stavolta, in prima persona il potere e non demandarlo a qualcun altro dei loro pari? Si ai privilegi e si ai vantaggi per Fiat (e Confindustria).

Monti Caronte e Casini Noè: navigare informati (Siderlandia n.18)

Demos o democristos? Questa è la prima domanda che mi è sorta, dopo aver letto questo spostamento massiccio di deputati Pdl verso i lidi dell’Unione Democratica di Centro. In effetti è una domanda lecita. Quanto l’influenza del Terzo Polo, dei democristiani in particolare, peserà sulla nuova coalizione di governo? Che sia un nuovo esecutivo targato Berlusconi o meno, il passaggio della Carlucci e di altri deputati in seno al novello Noè Casini (che accoglie davvero degli animali sulla sua arca), ci fa capire come sia violenta la riproposizione dei buoni vecchi democristiani all’interno delle politiche governative nostrane. Con questo non intendo dire che dall’inizio della Seconda Repubblica ad oggi il peso dei centristi (così vengono chiamati adesso) non abbia influito pesantemente sulle scelte politiche dei due schieramenti. In questi 20 anni, o quasi, si è sempre, e troppo, sentito parlare della “caccia ai moderati”. Si sono fondati partiti per far entrare i moderati (vedi il Pd) e si sono abbandonate quelle politiche sociali ed economiche che tanto avevano portato al Paese, in tema di benessere lavorativo. Il tarlo del moderatismo, malattia ischemica della politica italiana e della sinistra in particolare, ha bloccato la circolazione di nuovi flussi di idee e di un nuovo ordine sociale perchè, sai, “i nostri elettori potrebbero non capire!”. Pensavamo di esserci liberati con Tangentopoli dei vecchi democristiani, invece no! Normale in un Paese in cui è una multinazionale come MTV a cercare di organizzare i giovani in campagne di sensibilizzazione ai problemi del Paese (ricordiamo il periodo della Riforma Gelmini e la campagna “Io voto”), o in cui si pensa di affidare un governo tecnico a Mario Monti, che fra le tante cose è stato advisor sia della Coca Cola sia della Goldman Sachs (per ricordare, una delle banche d’affari più grosse del pianeta, incriminata per frode negli Usa), oltre che presidente europeo della Commissione Trilaterale di David Rockfeller e membro direttivo del potente club Bilderberg. In questo periodo storico, in cui sono proprio queste banche d’affari fra le maggiori responsabili dello sfacio generale, noi ci affidiamo a Mario Monti. A ragion veduta è come se, finita la seconda guerra mondiale, gli alleati avessero deciso di affidare il processo di Norimberga a Joachim Von Ribbentrop. Chi ci deve traghettare dall’altra parte del guado, quindi, sarebbe uno dei “colpevoli” di questa situazione. Un Caronte del Duemila che, la mitologia greca ci insegna, trasmigrava le anime dei dannati lungo il fiume Acheronte. Andiamo bene! Ho letto, poi, dei papabili nomi del suo esecutivo. Di primo acchito ho pensato volesse coinvolgere il mostro di Firenze e Jack lo Squartatore, ma avevo preso un abbaglio. Fra i nomi di militari e di economisti, spiccano i nomi di Corrado Passera (tanto per non farci mancare un banchiere) e Pietro Ichino, l’uomo il precariato! E noi vorremmo riacquistare credibilità con questa élite, solo perchè non siamo in grado di esprimere una classe dirigente-politica all’altezza?! Mi sa che siamo in un bel cul-de-sac, per non essere volgari. A quando scrivo, le ore 18 di sabato 12 novembre, è stata approvata la legge di stabilità, che dovrebbe essere l’ultimo atto di Berlusconi premier (e finalmente!!!), e si apriranno le consultazioni per formare un nuovo governo. Sarà l’ora di Caronte? Penso, proprio di sì. Ricordate di informarvi prima di affrontare il fiume Acheronte.