giovedì 13 maggio 2010

Gugliotta e gli altri: per quanto ancora?



Ci risiamo. La polizia italiana colpisce ancora. Da Bolzaneto, a Napoli, passando per il caso Cucchi e il caso Aldrovandi, fino all’altro giorno, le “forze dell’ordine” si impegnano a far sfoggio di un autocontrollo e di una oculatezza che solo le guardie di Pinochet possono vantare.
L’ultimo caso ha, come anche i sopracitati, dell’incredibile. Siamo nei pressi dello Stadio Olimpico: ore 21.30. Finale di Coppa Italia in corso fra Roma e Inter. Si prevedono scontri fra le tifoserie, viste le ultime vicissitudini calcistiche. Due ragazzi su un motorino si stanno recando ad una festa. Per loro sfortuna, incontrano un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa. Uno di questi si avvicina alla coppia di ragazzi con fare minaccioso e subito parte una discussione piuttosto accesa. Il poliziotto accusa uno dei due ragazzi, Stefano Gugliotta, di “non si capisce bene cosa” e parte la colluttazione, schiaffi e pugni. Subito arrivano anche tutti gli altri colleghi e si accaniscono sul povero passante. Dalle finestre dei palazzi di fronte si sentono grida di terrore; agli occhi delle persone non è facilmente spiegabile una efferatezza del genere. Il ragazzo è ancora in carcere per lesioni, resistenza e oltraggio. Ma non è l’unica cosa ad accadere quella sera….un’altra macchina, presumibilmente sempre legata alle forze dell’ordine, investe un uomo che era riuscito a divincolarsi ad un primo tentativo di fermo della polizia.
C’erano i film anni 80…ve li ricordate? Quelli italiani di serie B! La camorra spara e la polizia si incazza o giù di lì. Ecco..dagli anni ’80 si sono fatti passi avanti. Non c’è bisogno neanche che spari, o fai il vandalo, o rubi, o spacci, perché la polizia è già incazzata.
Il caso Gugliotta come finirà? Come per Genova, dove le violenze della polizia sono per lo più passate ingiudicate? O come per Cucchi, dove la colpa se la sono presa solo i medici?
Il governo, come potevamo aspettarci, è in silenzio…non ha mai detto nulla sulle violenze della polizia, neanche un po’di indignazione, un fiato..nulla! Dall’uomo a cui regalano case (ministro degli Interni durante il g8 del 2001) all’internato mitteleuropeo (o padano, che dir si voglia) attuale Maroni, nessun ministro si è mai azzardato a criticare l’azione degli uomini in divisa. Sarà per il nome poco rassicurante del loro capo, Manganelli (un predestinato)?
Ma adesso vi dico e mi chiedo: “Che mi frega?”. Mi frega si, maledizione. “Meglio a lui che a me” si sente dire in giro sempre più spesso, nel mio sconforto più totale. La polizia pesta gente indiscriminatamente e “io sto tranquillo, tanto a me non può succedere mai”. Siamo talmente rincitrulliti ed egoisti da non accorgerci della gravità delle cose che accadono? Mi sa di sì. Quindi d’ora in poi, conformiamoci alla massa. Facciamo sì di vivere nel mondo di Milano 2, dove tutto è fatato e bello, dove le notizie più sconvolgenti sono le rivelazioni SHOCK di Corona su Belen Rodriguez. Ma si!! Che poi la polizia trovi un altro Cucchi, un altro Giuliani, non è una cosa che mi riguarda.

domenica 2 maggio 2010

Primo maggio: io c’ero


Primo maggio, ore 9.30. Giro per Como coi compagni. C’è la manifestazione indetta dai sindacati. Numeri non eccelsi, ma visti i tempi ci si accontenta. Armato della mia bandiera, che ho usato come bastone per tutto il corteo, cammino un po’nervoso per gli sguardi divertiti dei telespettatori, in libera uscita dal loro lavaggio del cervello quotidiano, proprio come se stesse passando il circo. Il passante ubriaco che si unisce ai cori vicino al Tribunale, il vecchio che borbotta perché “i comunisti ci sono ancora” e se la prende col suo cane, che non mi sorprenderebbe se fosse stato battezzato Rommel, ci fanno da cornice.
S’arriva in centro e subito penso: ma oggi è il Primo maggio? Negozi aperti, gente che si accalca alle vetrine. Salumerie, librai, fiorai, negozi di telefonia. Tutto è aperto. E poi penso alla mia ragazza, santa donna che mi sopporta, che ho da poco lasciato a lavoro al Carrefour. E penso ai miei colleghi del Blockbuster che oggi lavoreranno, come tutti gli altri 364 maledetti giorni annuali. Alla mente mi sovviene una mail arrivata dai nostri “superiori” il giorno prima di Pasqua credo. “La sede centrale in questi giorni rimarrà chiusa. Per eventuali informazioni saremo reperibili dopo le festività”. Ed è proprio così. Oggi Primo maggio non si pensi sia stato diverso. Immagino l’impiegato e il dirigente, o l’ “esperto” di marketing laureato in Bocconi, che oggi a casa si rilassavano per il “duro” lavoro. Mentre il commesso, quello che si sta fino a mezzanotte in negozio, oppure l’operatore di call-center, che risponde al cliente di errori non suoi ma del dirigente che “giustamente” si riposa, oppure la cassiera del Carrefour che perde lucidità nel suo lavoro troppo meccanico, mentre il direttore di filiale è in gita sul lago con la famiglia, la ragazza precaria del negozio dei vestiti impegnata a seguire la cicciona incontentabile, mentre il suo capo è a farsi la sua bella lampada abbronzante, tutti questi il primo maggio lavorano.
Allora ho sentito parlare di deregulation, di “negozi aperti quando vogliono”. Il meglio che ci si poteva immaginare per una classe di gente che fa del contratto a tempo determinato o dei contratti a progetto, ragione esistenziale. Se ti rifiuti di lavorare, sei fuori chiaramente.
Quindi, ad uso di tutti, si definisca il primo maggio la festa di tutti i datori di lavoro. Vabbè, visto la china che il nostro Paese sta prendendo, indicare un giorno solo come festa dei datori di lavoro mi sembra un po’riduttivo. Per lo più evasori, detassati, economicamente sempre aiutati, sempre in difficoltà ma mai rinuncianti al Porsche Cayenne, i nostri datori di lavoro vivono con “ansia” questo momento di crisi, e per recuperare applicano tagli indiscriminati ai posti di lavoro. La gente cosa fa, ci chiediamo? Televota per far vincere Sandra Milo all’Isola dei Famosi. Buonanotte!