domenica 2 maggio 2010

Primo maggio: io c’ero


Primo maggio, ore 9.30. Giro per Como coi compagni. C’è la manifestazione indetta dai sindacati. Numeri non eccelsi, ma visti i tempi ci si accontenta. Armato della mia bandiera, che ho usato come bastone per tutto il corteo, cammino un po’nervoso per gli sguardi divertiti dei telespettatori, in libera uscita dal loro lavaggio del cervello quotidiano, proprio come se stesse passando il circo. Il passante ubriaco che si unisce ai cori vicino al Tribunale, il vecchio che borbotta perché “i comunisti ci sono ancora” e se la prende col suo cane, che non mi sorprenderebbe se fosse stato battezzato Rommel, ci fanno da cornice.
S’arriva in centro e subito penso: ma oggi è il Primo maggio? Negozi aperti, gente che si accalca alle vetrine. Salumerie, librai, fiorai, negozi di telefonia. Tutto è aperto. E poi penso alla mia ragazza, santa donna che mi sopporta, che ho da poco lasciato a lavoro al Carrefour. E penso ai miei colleghi del Blockbuster che oggi lavoreranno, come tutti gli altri 364 maledetti giorni annuali. Alla mente mi sovviene una mail arrivata dai nostri “superiori” il giorno prima di Pasqua credo. “La sede centrale in questi giorni rimarrà chiusa. Per eventuali informazioni saremo reperibili dopo le festività”. Ed è proprio così. Oggi Primo maggio non si pensi sia stato diverso. Immagino l’impiegato e il dirigente, o l’ “esperto” di marketing laureato in Bocconi, che oggi a casa si rilassavano per il “duro” lavoro. Mentre il commesso, quello che si sta fino a mezzanotte in negozio, oppure l’operatore di call-center, che risponde al cliente di errori non suoi ma del dirigente che “giustamente” si riposa, oppure la cassiera del Carrefour che perde lucidità nel suo lavoro troppo meccanico, mentre il direttore di filiale è in gita sul lago con la famiglia, la ragazza precaria del negozio dei vestiti impegnata a seguire la cicciona incontentabile, mentre il suo capo è a farsi la sua bella lampada abbronzante, tutti questi il primo maggio lavorano.
Allora ho sentito parlare di deregulation, di “negozi aperti quando vogliono”. Il meglio che ci si poteva immaginare per una classe di gente che fa del contratto a tempo determinato o dei contratti a progetto, ragione esistenziale. Se ti rifiuti di lavorare, sei fuori chiaramente.
Quindi, ad uso di tutti, si definisca il primo maggio la festa di tutti i datori di lavoro. Vabbè, visto la china che il nostro Paese sta prendendo, indicare un giorno solo come festa dei datori di lavoro mi sembra un po’riduttivo. Per lo più evasori, detassati, economicamente sempre aiutati, sempre in difficoltà ma mai rinuncianti al Porsche Cayenne, i nostri datori di lavoro vivono con “ansia” questo momento di crisi, e per recuperare applicano tagli indiscriminati ai posti di lavoro. La gente cosa fa, ci chiediamo? Televota per far vincere Sandra Milo all’Isola dei Famosi. Buonanotte!

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