mercoledì 28 aprile 2010

Una faccia con la riga in mezzo



È di oggi la notizia che la signora Stefania Craxi, esponente di spicco del Pdl e sottosegretario agli Esteri dell’attuale governo, ha rilasciato una dichiarazione in merito al 65esimo anniversario della Liberazione d’Italia.

Leggendo il sito della Repubblica, sono entrato in contatto con l’articolo che spiegava la sua posizione in merito. La signora, convinta revisionista e “pacificatrice” storica, si è lanciata in un appello accorato, per il quale il 25 aprile deve essere, anche, il pretesto per, e qui cito, “recarsi a piazzale Loreto per un atto di cancellazione dell'atroce oltraggio inflitto al cadavere di Benito Mussolini”.

Sarà la mia scarsa propensione al diritto di parola proprio per tutti (vi sembra giusto che gente come Borghezio o Fiore debba inquinare con le loro parole putride?), sarà il mio attaccamento ai valori della Resistenza, sarà che Mussolini per me, e spero anche per quelli delle generazioni future, era, è e sarà sempre un assassino fascista, sarà che per me mai e poi mai i repubblichini saranno “giovani che hanno sbagliato” ma “delinquenti collaborazionisti della Germania nazista”, sarà che i partigiani sono e saranno sempre il simbolo della Liberazione dal giogo nazi-fascista, ma le parole e le opinioni della signora Craxi sono inaccettabili.

Sicuramente la sopracitata è amante del revisionismo storico: “Tangentopoli? Una persecuzione”, “Mio padre? Un santo!” ed altre scempiaggini che, dette qualche anno fa, avrebbero sollevato l’opinione pubblica. Ma adesso, scevri d’ogni timore, i ratti silenziosi tornano al piano superiore. Tanto alla gente, ormai tramortita dai reality show e dal gossip, poco importa che si prenda così a calci la dignità del proprio Stato. E’ facile cantare l’inno nazionale, indignarsi se qualcuno attacca l’operato dei militari nelle zone di guerra, e allo stesso tempo essere alleati della Lega e prendere a calci due dei valori fondamentali della nostra Repubblica, la Resistenza e l’antifascismo.

Per chiudere propongo alla signora Craxi di recarsi, visto che ama fare l’”avvocato del diavolo”, a portare una corona di fiori al bunker di Hitler, oppure sulla tomba di Riina o di Charles Manson. Di sicuro è gente che, come il duce, ha numerosi morti sulla coscienza, numeri che al sottosegretario pare non interessino.

martedì 27 aprile 2010

Il capro espiatorio: una figura del nuovo millennio raccontata da Pennac (il neurone)

In merito a quanto successo ieri in stazione centrale a Milano.


Chi non si è mai sentito nella propria vita il reo senza colpe quando succede qualcosa? Quello sul quale cadevano gli occhi per primo? Quello che si prendeva i primissimi rimbrotti, senza ci fosse minima indagine sull’accaduto? Dalle mie parti, un volgare detto popolare riconosce nell’ortolano, quale sfortunato portatore della maldicenza e appunto capro espiatorio di ogni assurdo avvenimento, questo infausto ruolo.
La figura del capro è molto affascinante. E’ lo stesso Pennac a descrivercela ne “Il Paradiso degli Orchi” e negli altri libri della serie di Belleville (dal nome del quartiere dove risiede la famiglia Malaussene). Il nostro protagonista, Benjamin, il capofamiglia, è il soggetto che meglio incarna tutte le caratteristiche del capro, fino al punto di ricoprire anche “lavorativamente” tale ruolo. La sfortuna/fortuna di questo personaggio sarà il filo conduttore dell’intera serie. Alla fine della prima avventura, il personaggio sembra essersi liberato di questa infamia. Il passaggio di lavoro dai Grandi Magazzini alla Casa Editrice del Taglione, però, non coincide con la sua fortuna di essere “naturalmente” capro espiatorio.
"Lei ha un vizio raro, Malaussène: compatisce"
Benjamin ha dalla sua una famiglia sgangherata e stravagante che lo aiuterà, lo amerà e gli sarà sempre vicino, nei momenti più bui e difficili.
La fortuna del ciclo sta anche nelle figure che circondano la famiglia Malaussene e che rendono le storie ancora più avvincenti e più “strampalate”: la Regina Zabo, a capo delle Edizioni del Taglione, Stojil, Theo, Rabdomant e il cane Julius.
Ma perché fare un pezzo sul capro espiatorio, mi chiederete. Penso, personalmente, che la figura del capro espiatorio sia quanto mai attuale. Pensate ai cosiddetti “prestanome” delle aziende, agli operatori dei call-center, ai commessi dell’ufficio reclami. Il capro espiatorio è più che mai utile. E’un toccasana per noi che possiamo sfogare la nostra rabbia e il nostro nervosismo. E’ vitale per le aziende e per i loro dirigenti, che nascondono la loro inadeguatezza, facendosi scudo con i “capri espiatori”.
Quindi, quando ci arrabbiamo col commesso, quando urliamo all’operatore di call-center, ricordiamoci sempre che lui è solo un povero capro espiatorio. Mettiamoci nei loro panni: ci piacerebbe essere trattati così male per colpe che non sono le nostre? Se sì, vi consiglio di aprire un’attività di ortofrutta.

martedì 20 aprile 2010

avviso ai lettori

Le reazioni Strafigo e troppo bello per essere vero non me le hanno fatte mettere

Attività neuronali al MagicBus (il neurone 9 febbraio 2010)

Olè! Siamo partiti col progetto “Il neurone” (il nome l’han scelto i partecipanti al corso, quindi se il nome della testata non vi piace prendetevela con loro). E’stata dura, come lo è stato tutto il progetto Magic Bus.
Siccome è la trecentoottantaseiesima volta che vi parlo del progetto Retica e quindi vi parlo di Magic Bus e di chi vi collabora, affiderò alle parole della tutor Valentina Bernasconi la spiegazione. Quindi copio e incollo quanto ha dichiarato lei in un pezzo per il giornale di Olgiate:
“L'apertura di questo centro si inserisce all'interno del progetto RE.T.I.C.A, Rete Territoriale per l’Innovazione della Creatività Applicata, co-finanziato da Regione Lombardia nell’ambito delle politiche giovanili. Scopo del progetto è avvicinare i giovani alle bellezze artistiche e culturali, permettendo alla loro immaginazione di svilupparsi e di applicarsi alle risorse del territorio. RE.T.I.C.A si compone di una gamma di attività molto articolate, che vanno da incontri di orientamento alla creazione di una serie di eventi espositivi e che si strutturano su tutto il territorio regionale. Magic Bus è uno degli otto spazi creatività aperti in quattro provincie lombarde (Bergamo, Como, Pavia, Varese), luoghi polivalenti in cui i giovani si possono ritrovare e riconoscere”.
Mi sembra più interessante invece spiegare la nascita del Neurone. La testata è inserita come percorso all’interno del corso di Giornalismo, tenuto dal sottoscritto.
E’stata per me una fortuna avere un gruppo di ragazzi così “variegati”, sia dal punto di vista degli interessi che dal punto di vista anagrafico.
Come potrete notare il blog è diviso in settori di interesse: Politica, Senso Civico, Arte, Sport, Cinema e Spettacolo, Musica e Libri. Ognuno di questi è composto da una micro-redazione di due ragazzi di età diverse.
Da “prof” sono molto contento del primo lavoro che i miei “discenti” han fatto, sperando che anche i nostri lettori possano pensare, attivare il neurone, quello che di solito pensiamo sia spento, ma in realtà è solo a riposo per la troppa sete di vita e conoscenza. E abbeveratevi!!!

Una meta contro l’Apartheid (il neurone 15 marzo 2010)

E’ il 1995 quando il Sudafrica, appena uscito dagli anni più bui della sua storia, ospita il campionato mondiale di rugby. E' uno Stato che, per larga parte del Novecento vittima delle politiche dell'Apartheid dei suoi stessi governi, è al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica internazionale, già da qualche anno, grazie al suo nuovo Presidente (il primo di origini africane) Nelson Mandela. La sua elezione, chiaramente osteggiata dalla privilegiata razza bianca sudafricana, ha fatto del Sudafrica un Paese realmente democratico, cancellando le politiche razziste dei governi degli Afrikaners.
Uno dei simboli più forti dell'Apartheid sudafricano, però, è proprio il rugby, lo sport per eccellenza della razza bianca, che si contrapponeva al calcio, sport più diffuso nella popolazione di razza africana. (Eloquente dell'odio che serpeggia nel Paese, è il tifo che gli emarginati di colore facevano per le squadre avversarie nei match di rugby). In quanto simbolo dell'Apartheid anche a livello mondiale, la partecipazione della nazionale sudafricana (gli Springboks) alle competizioni internazionali non era affatto gradito.
Nel 1995, il Sudafrica, scelto come Paese ospitante della massima manifestazione del rugby, i Mondiali, è ammesso di diritto ed anche per la recente svolta che il Paese stesso ha dato alle proprie politiche. E' lo stesso Nelson Mandela che, approfittando della grossissima vetrina internazionale, "decide" di fare degli Springboks, l'icona del nuovo Sudafrica, compito piuttosto ostico, visto che la selezione prevede una quasi totalità di atleti bianchi, capitanati dall'atleta Francois Pienaar, ed un solo atleta di colore, Chester Williams.
La nazionale sudafricana non parte coi pronostici favorevoli della critica sportiva, anche per gli sciagurati test match prima dell'inizio della competizione mondiale. Però, con l'inizio della manifestazione, gli Springboks iniziano una marcia trionfale vincendo con Australia, Romania, Canada, Western Samoa e Francia, ed affrontando poi, in finale, gli ultrafavoriti All blacks neozelandesi, dell'irresistibile John Lomu. Questa partita è una delle più combattute e belle del mondiale che vede, dopo i tempi supplementari, i sudafricani prevalere sugli oceanici per 15-12, col drop risolutivo del numero 10 Joel Stransky. Gli Springboks, così, diventano i campioni del mondo. Lo diventeranno anche nel 2007 in Francia, ma la vittoria del '95, assume per diversi aspetti una aura leggendaria, ispirando anche Clint Eastwood che, nel 2009, realizza il film "Invictus", la storia di quei giorni e del legame particolare nato fra Mandela stesso e il capitano Pienaar (interpretati, nella pellicola, rispettivamente da Morgan Freeman e da Matt Damon).
L'esempio degli Springboks, a mio parere, è da considerarsi emblematico. Una giusta politica di integrazione, a volte mischiata allo sport, è una ottima strada per superare le barriere costruite dalla paura del diverso.

DisIntegriamoli (l'onda 29 gennaio 2010)

All’urlo di battaglia della mafia locale, alcuni solerti cittadini di Rosarno hanno risposto “Presente”. Ed eccovi spiegate le giornate di grossissima tensione di qualche settimana fa nella ridente località calabrese.
Non vi sto qui a spiegare cosa è successo, i tg e le televisioni hanno dato ampia risonanza. Mi piacerebbe invece soffermarmi sulla reazione del governo, più che mai esemplare per farci capire con chi abbiamo a che fare. “Queste cose accadono perchè ci sono i clandestini”. Come come? In un primo momento, rimango attonito davanti alla televisione. Esco. Prendo aria. Non ci posso credere. Mi affaccio e di fronte (vivo nelle terre del ministro degli Interni) c’è un giovane operaio di colore che lavora su un tetto di una casa in costruzione senza le dovute protezioni. “Ah questi clandestini, oltre ad essere una piaga sono anche immortali” penso. Senza un caschetto, o una imbracatura, da quell’altezza potrebbe morire. Ma lui no, di sicuro no. Loro sono immortali. Riescono a resistere anche 12 ore filate, sotto il sole cocente delle regioni del Sud, a raccogliere pomodori, per pochissimi euro l’ora. Devono avere qualcosa che noi umani non abbiamo. Strana razza umanoide questi clandestini. Ed io che mi lamento perché 6 ore al Blockbuster sono lunghe e stancanti. Ma il governo vuole combattere questi extraterrestri. E loro più li cacciano, e più ne arrivano. Ostinati questi alieni. E vengono qui, senza permesso, e vogliono anche professare la loro religione? Non è proprio possibile, sarebbe da pazzi. E sentire che c’è chi li vuole, chi si appella alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Ma non sono uomini loro, son solo clandestini. E fan bene quelle camicie verdi, quelli che credono nel Dio Po, a voler sparare alle navicelle gommate che attraversano il Mar Mediterraneo.
Forse una soluzione sarebbe fare come i protagonisti del film Mars Attack (per chi non conoscesse http://www.youtube.com/watch?v=-MhgnMX73Pw ); bisognerebbe provare con Indian Love Call di Slim Whitman. Ma nel film gli alieni sono tutti vestiti di verde e parlano strano, per suoni gutturali, sono violenti; quindi, forse, gli alieni sono…..

Questa è lucida follia!?! (l'onda 27 dicembre 2009)

In questi giorni due casi han “sconvolto” l’opinione pubblica italiana. Due episodi che hanno una matrice comune: la follia. Ma cosa è la follia, in realtà..
Wikipedia definisce la follia come “mancanza di adattamento che il malato mostra nei confronti dell'ambiente”…ok….ma siamo convinti che Tartaglia e la Maiolo (la donna che ha tentato di placcare il Papa, nda) siano realmente folli?
Ma per dovere di cronaca ricostruiamo i fatti.
1) Caso Tartaglia-Berlusconi: è una domenica pre-natalizia nel cuore pulsante di Milano, la gente si affolla per le strade alla ricerca dei regali ed il nostro premier organizza la sua solita kermesse finto-politica in piazza Duomo. Finito il suo solito discorso contro la forte spinta pessimista/comunista in Italia, scende, come è tradizione, fra i suoi sostenitori per stringere mani e dispensare miracoli. Ma non tutto va come sempre. Fra i suoi discepoli si è nascosto Massimo Tartaglia, “armato” del tipico souvenir del Duomo, che appena visto passare Silvio, con una mira da far invidia ad un lanciatore di baseball, lo prende in piena faccia. Colpito duro, Rocky viene trasportato nell’auto presidenziale, soccorso, si rialza e con uno sguardo da pugile quasi al KO, guarda intorno a sé, mentre le guardie del corpo allontanano Tartaglia dalle grinfie dei fedeli, già pronti al linciaggio.
2) Caso Ratzinger-Maiolo: è la Vigilia di Natale. Il pastore tedesco entra in San Pietro pronto ad officiare la messa. Mentre percorre la navata centrale, una donna, tale Susanna Maiolo, scavalca le transenne e cerca di abbracciare il Papa. Quest’ultimo, temprato dal periodo come recluta nell’esercito tedesco anni ‘30/40, riesce a evitare il peggio. Cosa che il Cardinal Etchegaray, in quegli istanti accanto al Papa, non fa, rompendosi un femore.
Questi due casi, avvenuti nell’arco di due settimane, mi hanno fatto riflettere. Ma è forse pazzia la loro? O son loro ad essere lucidi, mentre noi siamo assopiti e drogati da questo mondo?
A voi la risposta.

Un maggiordomo scrive libri. Sogno proletario?? (l'onda 30 novembre 2009)

Nel precedente articolo sul caso Marrazzo e sull’influenza A si è parlato del potere che l’informazione ha sulla opinione pubblica.
Ma chi è il re dell’informazione italiana? Chi è il gran cerimoniere dei dibattiti televisivi? Chi da oltre 10 anni decide e discute delle vicende politiche e non del nostro Paese? Sì, è proprio lui, un uomo, un plastico di Cogne. Con il suo Porta a Porta, Bruno il maggiordomo ha fatto le sue fortune, ci ha regalato perle di fantastica televisione verità: le interviste fatte ai terremotati, il risotto di D’Alema e il contratto con gli italiani, sono solo degli esempi, ma potrei citarne milioni.
Solo che, il buon Vespa, non si limita a straziarci solo col suo programma d’ “approfondimento”; ha anche velleità da scrittore. Chi non ricorda capolavori del calibro di "L'amore e il potere", "Da Rachele a Veronica, un secolo di storia italiana". Quanto nei giorni scorsi il suo libro è entrato nelle nostre trasmissioni televisive preferite con delle “sconvolgenti” anticipazioni???
Straziante. Ma una buona idea per il Natale: se qualcuno volesse fare la brace oppure ci tenesse a fare Natale col camino…

Influenza A e caso Marrazzo…ma i veri problemi??? (l'onda 4 novembre 2009)

“L’Italia è una repubblica fondata sul gossip, la falsa morale e i terrori indotti”. Se solo i Padri costituenti avessero potuto dare uno sguardo all’Italia dei nostri giorni, avrebbero ripensato alla stesura degli articoli della nostra carta.
Partiamo dal caso Marrazzo. Dai bombardamenti massicci della tv italiana (strumento fondamentale nelle mani dei “costruttori” dell’opinione pubblica), noi tutti sappiamo ogni informazione sulla vicenda: sappiamo cosa l’ex governatore indossava durante il video commissionato dai carabinieri corrotti, la scena montata con le tre piste di cocaina e tutti i movimenti che questo video ha fatto nella varie redazioni. Ma sinceramente, di tutta questa vicenda, cosa ci importa realmente? Che Marrazzo abbia questa “perversione” sessuale non mi sembra sia un problema che ci riguarda; infatti non penso assolutamente che andare coi transessuali l’abbia condizionato nelle scelte per la Regione Lazio. Che abbia fatto uso di sostanze stupefacenti, tipo la cocaina, è una cosa ben più grave a mio parere. Ma chissà perché tutta l’attenzione si sposta su Brenda. Squallidi poi i commenti dei nostri politici, della serie “Almeno Berlusconi andava a donne”, come è indecente che un premier sia invischiato in queste storie di trame, di ricatti e di foto da acquistare.
Ed il caso Influenza A. Grazie a Topo Gigio sappiamo che dobbiamo lavarci le mani e che dobbiamo fare arieggiare le stanze. Ma veramente?? Dai telegiornali a Studio Aperto, tutti parlano della pandemia. Tutti si improvvisano grandi luminari della medicina. Aggiungere ulteriori commenti mi pare sia superfluo.
Penso sia più giusto però parlare di qualcosa di più grave che sta succedendo nel nostro Stato: il caso Cucchi, la crisi economica, l’attacco alla magistratura, le riforme. Ah no scusate, è vero..l’Italia è una repubblica fondata sul gossip, la falsa morale e i terrori indotti.

Marx 2009/2010: Profondo rosso (terza puntata)

Il nostro protagonista è finalmente riuscito a sfuggire alle grinfie cielline e, dopo essersi imbattuto nel volantino craxiano, che non ha fatto altro che rafforzare le sue convinzioni di trovarsi in un’era socialista, si imbatte in un giovane di bell’aspetto e vestito di tutto punto, che, proprio all’entrata dell’Università, lo attende agitando un volantino bianco e rosso e brandendo una penna; “Ciao, ti posso invitare ad una riunione? Ti interessa il marxismo-leninismo nell’era borghese, per sconfiggere la ventata antiproletaria che soffia nel nostro Paese soggiogato dalle forze capitaliste e reazionarie?”. Tramortito dalla domanda a bruciapelo, Marx non sa cosa rispondere. “Se vuoi lasciarci il tuo numero, ti teniamo informato sulle nostre iniziative”. Continua a capirci ben poco il nostro filosofo, sotto le domande incalzanti del giovane elegantone. “Ahhh, ho capito. Sei un socialdemocratico, venduto al padrone!”. Ed è proprio in quel momento che arriva un ragazzo di buon cuore che lo salva e lo chiama a sé con una scusa. Il giovane ben vestito molla la presa ed attacca subito un altro avventore, quest’ultimo ignaro di quanto sta per accadergli. Il salvatore del nostro eroe avvisa Marx del pericolo appena corso: “Ma sei fuori?? Quelli sono i comunisti avventisti del terzo giorno! Sono i testimoni di Geova del comunismo. Ogni volta che li vedi, devi dirgli di essere un socialdemocratico, e la smettono subito. Comunque piacere io sono Enrico”. Un po’di umanità finalmente per il filosofo “Salve io sono Karl, ero qui di passaggio.” “Karl? Beh dalla somiglianza con lui, mai nome fu più azzeccato” “Con lui chi?” “Niente, niente” taglia corto Enrico. “Senti Karl, io sto andando ad un incontro; è l’ennesimo tentativo di ricomporre le forze marxiste in Italia, vuoi venire con me?”. Marx accetta di buon grado, è troppa la curiosità di vedere cosa ne è stato delle sue teorie, vuole vedere questa prassi. Sicuramente potrà conoscere il presidente operaio, che sarà garante della pace fra le forze marxiste contrapposte; poi queste liti capitano anche nelle migliori famiglie, è la natura umana.
Ed eccoli arrivati in un salone ultrachic, con le sedie imbottite e le tende doppie alle porte-finestre. “Eccessi del potere” pensa Marx “l’uomo è avido, ama sentirsi potente”. Ancora giustificazioni per il nostro Karl, che subito cerca il presidente operaio. Si ferma a parlare con un vecchio compagno: “Mi scusi, saprebbe dirmi quando giungerà il presidente operaio?” “Chi? Il president uperè del menga?”. “Non certo brillante per cortesia l’interlocutore” fra sé e sé Marx. Allora gli mostra il volantino: “Vede questo: il presidente operaio. Accanto al grande leader socialista Craxi. Deve essere per forza qui”. “We Gino, ven chi” urla divertito il vecchio compagno, cercando l’attenzione di un coetaneo. Ma Gino non fa in tempo ad arrivare, che si scatena il solito dialogo costruttivo fra comunisti. “Zitto stalinista, vergognati!” “Siamo noi i più comunisti” “No, noi!”. Ecco. Nelle teorie marxiste è sempre stata fondamentale la sintesi. Come si nota, molti compagni non hanno idea di cosa sia questa parola. Ed ecco ergersi fra la folla rabbiosa, un uomo: “Ma bifogna fuperare la parola comunifmo, come ci fi può definire in una focietà come quefta, dove il precariato ammazza i fogni dei giovani. Il giovane deve fognare; è nella fua natura intrinfeca, non puoi tarpare le ali al giovane, al fuo bollente fpirito. Bafta!”. “Eccolo, è il poeta” dice Enrico avvicinandosi a Marx “Lui ha dato il colpo di grazia alla sinistra”. Karl è sbigottito: “Ma io, io non ci posso credere”. “Compagno Nichi, una parola. Sono anni che dico, facciamo una federazione, facciamo un partito. Esportiamo il mio modello. Conosci qualcuno del mio partito oltre me? Vedi? tu stai imparando. Ma bisogna spiegarlo ai compagni di Rifondazione.” “Sai, Karl, questo è un professore di Giurisprudenza” “Ah beh, proletariato puro” dice Marx. “Calma compagni, Oliviero, Nichi! La mozione 74 del mio partito, la mozione oltranzista bolivariana, ha votato contro il documento federale, ed ha deciso di fondare l’ottocentunesimo partito comunista in Italia”. “E’Ferrero quello, segretario del partito in cui ogni tesserato fa una mozione” ridacchiando Enrico. Karl inizia a sentirsi male. Gli manca l’aria. Ma all’interno del Salone è già bagarre: “Menscevico” “Maoista” “Migliorista” “Cossuttiano” “Bordighista” “Bolscevico stalinista”. Alla parola bolscevico, Marx perde conoscenza.
Si risveglia poco dopo, nel suo letto, nella sua casa. “E’stato solo un brutto sogno, Karl” continua a dirsi, però si trova il volantino craxiano in tasca. “Riflettendoci compiutamente però. Ok. Ci sono ancora i padroni del Potere Denaro, il Pd. Ci sono dei pazzi che si dicono marxisti (devo fare qualcosa per impedire che nascano queste forme strane di miei discenti). Ci sono gli avventisti. Però c’è il presidente operaio. C’è stato il compagno Craxi. I giovani sono così cordiali. Si vabbè vogliono la tua anima. Che sarà mai, so bene che non esiste! Lasciamogliela prendere. Sono sereno. Tutti i miei studi, tutte gli anni “persi” a pensare ad una società migliore. Ed io l’ho vista. Un presidente operaio. Sono commosso” Con le lacrime agli occhi, Karl ripone il volantino nella sua tasca, e si appoggia sul letto. Fissa il soffitto e sogna quella società migliore.

Marx 2009/2010: Italia Paradiso Cattosocialista (seconda puntata)

Piazza Duomo è ancora piena di persone. Via verso Piazza Fontana. Cosa sarà mai quello che prende alle persone in questa zona di Milano non si capisce: chi decide di farsi suicidare, chi decide di lanciare souvenir, chi decide che è arrivato il momento di guardarsi le scarpe mentre si fa lavoro di “bodyguard”, chi decide di salire sulla macchina e di riscendere conciato come Rocky Balboa, dopo la sfida con Ivan Drago. Ok troppa gente sulla strada di Marx. Una folla di giovani si reca verso lo stesso punto. “ Sarà una fabbrica” pensa Karl, notando l’entusiasmo negli occhi dei ragazzi. Ma han tutti libri in mano…non capisce il nostro protagonista. Incuriosito li segue, ma appena entrato in questa struttura viene placcato (quale termine più caro per descrivere la vigilia di Natale 2009 in San Pietro, con la partecipazione del pastore tedesco e di Susanna Maiolo?) da due procaci ragazze e da un tipo occhialuto e “sfigatissimo”. Una delle due, Benedetta, si avvicina al nostro Karl, porgendogli una fetta di torta. Colpito da tanta cortesia, Marx accetta il dolce dono dell’avvenente giovane (anche Marx è un uomo, eventuali critiche dogmatiche verranno censurate, ndA) e chiede a Benedetta il perché di quella fetta regalata. “Ma lo sai che ci sono le elezioni universitarie?” interviene l’occhialuto sfigato, Piergiorgio. “Se vuoi tra un po’ ci vediamo davanti alla Cusl e parliamo con tanti nostri altri amici. Siamo tanti, siamo belli e ci piace cantare tutti insieme, ma soprattutto ti diamo quello che vuoi, ti rendiamo tutto più facile, conosciamo tutto, sappiamo tutto, con noi trovi anche lavoro…ad una sola condizione.” Marx è meravigliato “Tutti amici, tutti si aiutano, tutti sono uguali..mi sento fiero di me!!”. Benedetta lo guarda, un po’stranita (forse è il suo sguardo in stand by quello?). Piergiorgio, con negli occhi un fuoco di avidità: “Vogliamo la tua anima vecchio barbone!!”. Questa volta è Karl ad essere stranito e tra sé e sé “Ohibò, ma io non contemplavo l’anima nei miei studi”. Benedetta capisce il momento di difficoltà di Marx, e con la sua voce angelica dice: “Non sarai mica un bolscevico di merda! Che voti? Pd?”. Spaventato il nostro protagonista scappa fuori e colpisce un ragazzo con un plico di fogli in mano. Il ragazzo approfitta e gli piazza un volantino in mano, un altro volantino! “ In onore di Bettino Craxi, leader socialista ed ex capo di governo, dedichiamogli una via, una piazza” ed una foto sul volantino assieme all’attuale presidente operaio. “Orgoglio proletario. Che bello!” Karl Marx è esaltatissimo. Continua a leggere, anche qui è citato il Pd. “Deve essere qualche gruppo di interesse di industriali e di sporchi borghesi. Bravo Bettino, buonanima, e bravo il compagno Presidente operaio, contro questo Pd (sarà Potere Denaro il suo nome) che vuole solo l’interesse dei capitalisti e di quei bolscevichi là”. Adesso Karl è fuori dall’università, sempre più convinto di vivere in una realtà che lui stesso aveva teorizzato.

Nella prossima puntata
“Zitto stalinista, vergognati” “Adesso basta, voi siete dei social-democratici” “Ma noi siamo più comunisti di voi”. “Non è vero, siamo più comunisti noi” Povero Marx, ti toccherà fare una bella Odissea…

Marx 2009/2010: IL RISVEGLIO (prima puntata)

Il seguente mini-racconto è una striscia che il nostro giornale proporrà nei prossimi numeri, e che vedrà impegnato il più grande filosofo della storia nella città di Milano ai giorni nostri. E’ intenzione dell’autore dare una chiave di lettura di quanto sta avvenendo nel nostro Paese in modo umoristico…ma non troppo.

IL RISVEGLIO
E’ una sera come tante a Milano. Frotte di pendolari che scappano per raggiungere gli ultimi treni disponibili, la città sembra svuotarsi. In piazza Duomo c’è il solito viavai umano. Vicino alla scalinata della Cattedrale, si vede un uomo barbuto steso che sembra svenuto. Una tipica donna della Milano “bene”, incuriosita e alquanto schifata per questa visione, si avvicina all’uomo steso per terra e con l’altezzosità che la contraddistingue, dopo essersi prudentemente coperta la mano con un fazzoletto e brandito il suo ombrello, scuote il malcapitato e lo sveglia. Appena aperti gli occhi, l’uomo si sente travolgere da una frase da milanese benpensante: “We te Islam, non si può mica dormire qui”. E’ strano questo barbone qui; vestito in abiti ottocenteschi, molto curato e con una faccia da brava persona. Guarda sconvolto, e allo stesso tempo stordito la signora: “Ma…ma dove sono?”
Sullo sfondo si notano due “guardie padane” che guardano la scena insospettiti. Col tono tipicamente baldanzoso e tracotante che solo un figlio del Po può avere, uno dei due si avvicina all’uomo e gli urla: “Alura, qui non si può stare neh!!”. L’altro sembra divertito dalla scena e porta le sue labbra all’orecchio dell’uomo sussurrandogli “ Islam vai a pregare Maometto da un’altra parte, fora di ball!”. Visibilmente scosso, lo sfortunato si presenta: “Sono Karl Marx, ma dove sono? Chi siete?”. I due scoppiano a ridere, non credono assolutamente a quanto sta dicendo questo povero pazzo. Divertiti gli passano un volantino e lo salutano dicendo: “Barbun, tieni la foto del tuo leader”. Strana foto quella nelle mani del filosofo. Era un semplice volantino. Questo pezzo di carta era in realtà una delle solite brochure del Pdl, col faccione di Silvio Berlusconi e con lo slogan “PRESIDENTE OPERAIO”. Quasi rinfrancato, dopo quanto accadutogli, Marx pensa: “Allora le mie teorie han dato i loro frutti”


Nel prossimo numero....due ragazzi con un sorriso angelico si avvicinano al nostro Karl. Tra le mani tanto amore e tanti interessi, ma soprattutto una fetta di torta. No, Marx, fai attenzione alla tua anima, sono....alla prossima puntata!

Il blog di Andrea Cazzato

Perchè creare un blog personale??
Mah...forse è un modo per tirarsela un po', per profumarsela..ora non lo so...però spero vi piaccia..contattatemi se volete parlarmi o chiedere informazioni.
Marx 2009/2010 è un racconto pubblicato per il giornale A piena voce, dell'Associazione Demos Studenti Comunisti dell'Università Statale di Milano e pubblicato successivamente anche sul sito del giornale stesso (http://apienavoceonline.splinder.com/tag/marx+2009-10).
Inoltre pubblicherò articoli di taglio satirico apparsi sul sito http://ondapaperpost.blogspot.com/, Ringraziando per la concessione dello spazio Rita e Luca.
Altre pubblicazioni presenti sono da ricercarsi nel blog del corso di giornalismo, che mi vedeva splendido insegnante http://ilneurone.blogspot.com/

Grazie

Andrea