giovedì 23 giugno 2011

Padania's got talent


Casus belli? l'Italia peggiore? Fancazzisti? Questi giorni post-elettorali/referendari di giugno ci hanno regalato perle comunicative a frotte.
Partirei da Giorgio Stracquadanio, che, preso da un attacco di autolesionismo pure, ha dato contro prima ai dipendenti pubblici, rei di "non fare un cazzo" (e qui cito) e poi ha chiamato "panzone" il blogger democratico Mario Adinolfi, distinguendosi per il suo eloquio maturo e privo di eccentricità. Forse vi ricorderete di Stracqui per affermazioni a favore della prostituzione per fare carriera politica, o per quel toccante pensiero sul terremoto aquilano: "era una città che stava morendo, indipendentemente dal terremoto e il terremoto ne ha certificato la morte civile" ed altri innegabili spunti di acume intellettivo.
E Brunetta può essera da meno? Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, ha avuto l'ardire di tacciare i precari come "l'Italia peggiore", interrompendo, durante una conferenza, una donna che interveniva, a nome della rete dei precari, per porre delle domande al Mini-stro(nzo)! Renato non è nuovo a queste uscite di stile; come dimenticarsi degli attacchi alle "retrograde" Calabria e Campania, ai "fannulloni" della Pubblica amministrazione (ecco da chi l'aveva sentita Stracqui), al "culturame" riferito al mondo del cinema italiano.
Che elementi fantastici, che personalità di spicco, quanta moderazione dal Popolo delle Libertà; avranno prima sentito Bisignani, o se ne sono usciti così, giusto per prendersi un po' della libertà che c'è nel nome del loro movimento?
Ma, per fortuna, non c'è solo il Pdl. Fremiti di goduria si sono provati anche a Pontida, dove la Lega Nord ha tenuto l'annuale incontro per la stagionatura dell'erba per le mucche contro le Quote Latte. Tra un'ampolla e un rutto del leader, si sono susseguiti sul palco i farneticanti uomini verdi, osannati da una folla di signori dallo sguardo vivo e intelligente. Proposte epocali si sono succedute a ritmo frenetico; il vero coupe de theatre, già preannunciato qualche giorno prima dei ballottaggi, è la proposta di spostare a Monza, alcuni ministeri residenti oltre il Po. Niente di meno, c'era proprio il sindaco brianzolo Mariani a presentare il progetto: occupazione di parte della Villa Reale, capolavoro architettonico del capoluogo lombardo, nonchè dotata di un parco immensamente meraviglioso. Su questa proposta si è scatenato il macello; Polverini e Alemanno hanno levato gli scudi in segno di protesta contro il governo e la maggioranza. Ed è proprio il sindaco di Roma, che ospite al tg di La7, che cerca di dialogare, in diretta tv, con l'esponente più importante della Lega a Milano, Matteo Salvini (si, quello dei posti riservati ai milanesi sui tram). Alla domanda del conduttore Mentana, se fosse quello il "casus belli" in grado di scatenare la caduta del Governo, il buon Matteo, per meglio adattarsi all'ambiente che lo circondava, risponde da Pontida che saran pure belli, ma a Roma ci son troppe cose. Che pure tu, Mentà, ti metti a sparare sulla croce rossa?
Quando ho scritto l'articolo, hanno detto "solo" questo. Ma, viste le premesse, sono convinto possano fare meglio, quindi mi perdonerete le eventuali omissioni. Signori, qui si vaga nel buio più totale. Non accendete la luce però, è così divertente!

martedì 14 giugno 2011

“Sì, sì, sì, sì, legittimo godimento” (articolo per il sito siderlandia.it)


Apro il mio pezzo di analisi del voto referendario del 12 e del 13 giugno, riportando una delle tante frasi che sono comparse sui cartelloni della festa tenutasi a Roma per il raggiungimento del risultato.
Ebbene, ha vinto con esito a dir poco plebiscitario il Sì per tutti e quattro i quesiti: privatizzazione dell'acqua, profitti sull'acqua, legittimo impedimento, energia nucleare. Mi pare inutile stare qui a spiegare di cosa parlassero uno per uno, sicuro che i lettori del pezzo sono più che informati a riguardo. Il risultato era assolutamente scontato, era palese. Meno, molto meno, il superamento del 50% + 1 degli aventi diritto al voto, il cosiddetto e, per molti amanti dei referendum (come i radicali), stramaledetto, quorum, lo “scattaquorum” come, molti come me, hanno ribattezzato in queste ore di attesa dell'esito elettorale.
Fin dalle 22 di domenica sera, ora di chiusura dei seggi della prima giornata elettorale, però l'affluenza era già ben al di sopra delle aspettative: 41%, cosa che, la mattina di lunedì, ci ha fatti svegliare piuttosto sereni, visto che, come al solito, ci sono sempre quegli stronzi (con stima, in questo caso) che si vanno a recare all'ultimo a votare, giusto così per farti stare un po'in pena.
Tran tran di numeri, di cifre in questa due giorni; da mesi ormai che sul web, secondo me fondamentale per il raggiungimento del quorum, si contattava la chiunque per ricordare delle elezioni, visto che i media mainstream (i tg soprattutto) sembravano, come da velina governativa, glissare su quest'argomento. Alle 15 di lunedì, arrivano le prime certezze dell'ottimo lavoro, anche se Maroni e Berlusconi, con un ultimo colpo di coda, in barba a qualsiasi legge di turbativa dell'esito elettorale, poco prima della chiusura dei seggi, tranquillizzavano sul superamento del quorum. Il 56% o giù di lì degli aventi diritto si sono recati alle urne. Esplosione di gioia in tutte le piazze, comprese quelle virtuali. Un'ulteriore “sberla”, come la Lega si affretta a commentare, dopo 15 giorni appena dai ballottaggi. Ma chi ha vinto e chi ha perso queste elezioni? Perso è facile da dire, Silviuccio e Confindustria care. Vinto ,un po'meno: sicuramente i vari comitati referendari, quello sull'acqua pubblica, sul no al nucleare e sul legittimo impedimento più i partiti tipo Federazione della Sinistra, Italia dei Valori e Sel, che sin da subito hanno appoggiato con tantissimi banchetti in tutta Italia la raccolta firme per la presentazione dei quesiti. Ha vinto la base del Pd, un'altra volta, che inizia a pesare un po'di più nel partito, anche dopo i voti di Milano e Napoli, che hanno spinto la dirigenza ad appoggiare in toto tutti i referendum, anche se i mal di pancia sono stati molto forti. Ha vinto la società civile, la cosiddetta “riscossa civica” (che, personalmente, le ha già scassate), che per una volta, al di là dei partiti di appartenenza si è recata a votare, stracatafottendosene degli appelli dei leader al non voto che, pur di portare a casa la pagnotta, sicuri che, un confronto ad armi pari, avrebbe sgretolato ulteriormente il loro consenso nel Paese, hanno preferito arroccarsi sulle posizioni dell'astensione. Bella figura, avete fatto! Le facce a lutto di La Russa, Santanchè, Belpietro e Fede sono sempre una soddisfazione, soprattutto in queste giornate piovose, almeno qui al nord. Non ve l'aspettavate, che portavamo a votare anche gli anziani di 99 anni, come avremmo portato a votare anche quelli che avevano fatto filtrini della loro tessera elettorale?
Spero mi perdonerete l'asperità di alcuni termini, ma quando ci vuole, ci vuole; e spero, anche, che questo bel “vento di cambiamento” continui a spirare ancora un po' nel nostro Paese, che dopo anni di zaffate pestilenziali, mi sa che proprio non ne poteva più!

mercoledì 8 giugno 2011

Indifferentemente


Dante nella Divina Commedia, tramite il personaggio di Virgilio, così diceva degli ignavi: "Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa." La figura dell'ignavo, da qualche anno, è tornata di moda. Il moderno neutrale, colui il quale non si esprime. Da non confondersi con tutti coloro i quali si astengono dal voto: molti di loro, come anche Raniolo riconosce nel testo "La partecipazione politica", col loro non presentarsi in cabina elettorale, vogliono esprimere un disagio, vogliono dare un segnale di incazzatura, mista a delusione e senso di ribrezzo per l'attuale classe dirigente. Non mi riferisco a loro, che, si può essere d'accordo o meno, esprimono così il loro parere, perchè almeno un'idea se la sono fatta.
Parlo ai neutrali (gli ignavi del 2000); voi che mai vi interessate, troppo presi dalla vostra vita, che troppo sprecate per informarvi del vostro futuro, secondo voi Dante aveva ragione a piazzarvi nell'Inferno? Secondo me, si! Sono sicuro che nemmeno sapete che il 12 e il 13 giugno si decide se cacarvi un reattore nucleare in casa, se permettervi ancora di possedere un bene prezioso per l'umanità come è l'acqua, e se fra qualche tempo a comandarvi sarà una elite di ingiudicabili. Troppo pieni di impegni, a decider dove andare in vacanza, a mettere i soldi da parte come i bambini per permettersi qualche giornino in più in Sardegna (prisi, vi avviso che hanno aumentato i costi del viaggio in traghetto, quindi attaccatevi al tram!). Come redimervi, almeno un po', mi chiederete. Ecco, in questi giorni, andate a cercare la vostra tessera elettorale, chissà dove è sepolta, sicuramente si troverà sotto un vecchio numero di Sorrisi e Canzoni con la foto di Corrado in copertina. Alzate il vostro culetto dal divano, tanto il campionato è finito, scendete di casa ed invece di andare a messa, andate in quella scuola maledetta, con quei numeri del cacchio scritti in alto, affianco a quella parola che sa di stantio "SEGGIO". Entrate dentro, cercate il vostro, date il vostro documento e vi danno quattro lenzuolini. Entrate dentro la cabina, e c'è solo da cacare una X, nemmeno lo sforzo, immane per chi il massimo che scrive è la lista della spesa, della preferenza. Forse è capace che quell'odore rancido di scheda vi faccia tornare voglia di guardare meno stronzate in tv, e di informarvi un poco di più. Almeno solo per dirvi, "..cazzo ma già negli anni Ottanta ho votato per dire no al nucleare, ancora?". Perchè, quando non vigili, perchè sei troppo impegnato a mandare sms per salvare Tizio dalla casa, i vecchi mostri a volte ritornano; il nucleare, le cinquantamila ore di lavoro alla settimana, le malattie non pagate, ecc. Pensavi che ormai fosse tutto bello che assodato, ed invece no! Te le devi difendere queste cose, e mica puoi farlo da indifferente. Gramsci diceva: "Odio gli indifferenti. [..]L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?". Non vi lamentate, poi. Io ve l'avevo detto...di certo non sono nè Dante Alighieri, nè Antonio Gramsci, però anche io non vi sopporto. Io non ci sto a pagare la vostra indifferenza. Datemi del "partigiano" ora!