
Nei vari post sul mio blog ho analizzato varie forme di homo politicus; ho parlato degli indifferenti, dei leccapiedi (a vario titolo e diritto) e ho accennato, nel pezzo sull'antifascismo, a figure di nuova generazione che chiamo i tifosi politici.
Questo genere di personaggi sono coloro i quali fanno della propria fazione politica un "team" per cui tifare come si fa per le squadre sportive.
Queste persone hanno i loro idoli indiscussi, che non si possono "toccare" senza scaturire indignazione e dileggio (proprio come fanno gli juventini quando gli tocchi Del Piero); hanno la loro squadra antagonista a cui non possono e non devono dare appello, aprioristicamente ("L'Inter ha rubato più di noi"); e tutti quelli che odiano la squadra nemica, allora sono da tributare ed idolatrare temporaneamente, fino a quando non diranno qualcosa che cercherà di smarcarsi dal fardello del nostro appoggio ("anche secondo il presidente del Catania l'Inter ha rubato, e allora W il presidente del Catania"). Sostituite all'Inter la parola Berlusconi (o chi per esso), facciamo che gli juventini sono il centrosinistra (e Del Piero sia un Vendola, un Bersani qualsiasi) e facciamo che il presidente del Catania sia il Saviano o il Gianfranco Fini della situazione. Che cosa cambia?
L'eccessiva semplificazione della politica italiana, e di riflesso, nelle nostre menti, della politica mondiale, ci ha portato ad essere acritici e acefali da non capire che, non è perchè uno non ama il mio avversario, vuol dire che è un mio amico. E allora rimaniamo spiazzati quando Saviano difende il governo di Israele (dal suo punto di vista, giustamente) o quando Gianfranco Fini caga fuori qualche vecchio retaggio del suo essere post-fascista.
A chi vogliamo dare la colpa di questo "mondo del tifo" applicato alla politica? Solo a Berlusconi? O al fatto che l'alternativa che si propone a Berlusconi è parecchio confusa e parecchio simile alle idee dell'attuale premier? Questa politica che si è svuotata di contenuti, e si è riempita di sterili immagini ci ha fatto abbandonare quel minimo spirito critico, per cui alle manifestazioni non si urlano più slogan per qualcosa, ma si canta "Chi non salta Berlusconi è!". Quest'impoverimento, ahinoi, è trasversale; colpisce in ogni area; come fra i fascisti, anche fra molti compagni che ragionano in questa maniera perversa ed auto-distruttiva. A mio parere, ragionando così, non facciamo altro che avvalorare la tesi del "sono tutti uguali" che da anni (che sembrano secoli, ormai) imperversa nella mente del cittadino medio.
Faccio bene ad inorridire quando sento che alcuni compagni, animati da questa vocazione "internazionalista", appoggiano le politiche comodamente antiamericane (che poi antimperialiste non lo sono affatto) di Stati governati da dittature che, la prima cosa che hanno fatto saliti al potere, è stata quella di cancellare i comunisti. Si appoggiano questi Stati perchè si ribellano al potere totale statunitense. E allora tributi a Gheddafi, Saddam Hussein ed altri personaggi che poco hanno a che vedere con le nostre culture. Appoggiare e sostenere i popoli assoggettati alla fame di dominio americana, non vuol dire appoggiare chi ha assoggettato prima quei popoli alle sue politiche dittatoriali.
E' semplice capire che la politica, la storia e la società non sono come una partita di calcio o di basket. Questo pezzo è solo un breve sfogo, perchè ritengo che questo modo di pensare ci stia facendo scomparire dalla faccia della terra, e stia favorendo un'idea della politica personalizzata, che anche a sinistra pare aver fatto breccia, per la disperazione (sto immaginando eh) dei nostri padri culturali.
Sono sicuro di generarmi, con queste parole, aspre critiche, proprio perchè alcuni di quelli che leggeranno queste parole si riconosceranno nel tifoso politico. Senza creare casino fra i vari commenti, ed innescare polemiche a non finire, ne può parlare direttamente con me.